The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese
Irriverente, sboccato, scurrile, ipocondriaco, stupefacente e probabilmente, il film epocale – del ‘decennio’ – di Martin Scorsese. La sfrontata leggerezza con cui il regista italo/americano allestisce questa commedia nera senza redenzione – ambiziosa e famelica quanto i suoi eccessi, i suoi nudi ostentati, la scorrettezza politica sbattuta in faccia – è analoga nello spingersi agli angoli più oscuri di un mondo Capitalistico senza regole e senza epigoni: un regno delirante e fuori controllo talmente incontinente, che alla base di qualsiasi ‘vendita’ crea il marcato bisogno di dare l’illusione di un desiderio all’uomo (Jordan Belfort mattatore dentro un immenso teatro alla ‘Truman Show’), così come alla dipendenza sfrenata del piacere.
1987: Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) inizia la sua carriera come apprendista broker a Wall Street sotto la guida dell’eccentrico Mark Hanna. È quest’ultimo che lo introduce a uno stile di vita esagerato basato sul sesso e col vizio di droghe di ogni tipo per aiutare la mente a raggiungere importanti risultati. Dopo essere stato espulso da Wall Street in seguito al collasso del mercato, Belfort risale la china e fonda la Stratton Oakmont, un’agenzia di brokeraggio che punta ai clienti ‘pesci grossi’ di Manhattan. Qui si separa dalla moglie e sposa in seconde nozze l’affascinante Naomi (Margot Robbie), mentre il suo successo che non tarda a regalargli fortuna, amici, vacanze da sogno, donne e tanti nemici.
Mettendo in scena un film che ragiona sullo studio antropologico, prima che finanziario, di un personaggio in costante fibrillazione allucinata, il circo surreale di The Wolf of Wall Street ci trascina in una ‘overdose’ di suoni, immagini incalzanti, sipari vorticosi, atmosfere paranoiche, tutti apici e termometri di una dimestichezza fluida e febbrile di quella ‘materia’ chiamata cinema; dentro un mosaico umanista sfigurato nell’amorale cresta isterica degli avvoltoi di Wall Street. Gli squilibri dell’oggi, impronte indelebili o mostruose rivelazioni di una natura autodistruttiva, disfunzionale dato il moto perpetuo, che persevera nella perversione non escludendo una ‘traccia’ sentimentale (dilapidare il potere dei soldi o quello per una moglie poco importa, se la strada del successo sarà tracciata senza una precisa meta) sono ciò da cui emerge il nostro Napoleone wellesiano: costretto perfino a strisciare incontro alla sua Porsche, didascalia aberrante di una nevrosi ‘alchemica’ fuori controllo.
Perché il Lupo, anche quando ricalca gli up e i down della sua grottesca esuberanza, può perdere l’acume, così il pelo ma non il vizio. E allora avanti, dagli yacht lussuosi all’abuso di sostanze chimiche, dall’alcool alle parabole sbilenche, ciniche, pervase dal peccato di una festa quotidiana e decadente popolata da spogliarelliste, nani volanti, cinici broker, azioni illegali e quelle immorali dei ‘corpi’. Tutto fa brodo, quando anche infine decade l’ultima idea: il ricominciare («Tu, vendimi questa penna!»). Sopra ogni rigo, oltre ogni benevolenza, Scorsese ci vende un’opera straripante di demenzialità e grande sostanza lungo tutte 3 le ore che volano via. L’habitué volgare della commedia ‘adulta’ diviene così una brillante analisi etnologica, un serraglio di animali selvaggi spinti da un’avidità inarrivabile per concezione, quanto per le ingenti droghe assunte.
Lungi alla meta, questa è la vera magia!
The Wolf of Wall Street
- Regia: Martin Scorsese.
- Cast: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey
- USA 2013
Trailer di The Wolf of Wall Street