Love, la recensione della 3 stagione della serie prodotta da Netflix

 

Love è come l’amore, crea dipendenza anche nelle sue forme più brutali. Poi ci sono Gillian Jacobs e Paul Rust, la loro formidabile alchimia attraversa una scrittura originale, capace di anteporre l’unica forza che trascende il tempo verso le intemperie freaks di un uomo e una donna in rotta di collisione con il mondo intero.

Gus e Mickey. Dicevamo. Due poli d’attrazione fra goffaggine e commedia, tenerezza e disfunzionalità, amore e stravaganza che pretendono comprensione l’uno nell’altra. Un po’ come Los Angeles, eccentrica e fuori norma, universo extra-large dove creare rapporti umani è sempre più spaventoso, quando ogni nuova possibilità si rivela uno spassoso naufragio. Eppure, tra il realistico e l’impossibile, forse, la verità va cercata sulla nota disperatamente autentica dei suoi gustosi personaggi. Però ci si affeziona, eccome, alle sfaccettature, agli imbarazzi, a quelle stramberie degne di un grande ed irresistibile freak show. E si ride, pure tanto. Lungo la cornice di un viaggio sì colmo di sorrisi, ma portati nei sali e scendi del gioco-forza dell’amore. Mickey e Gus, semplicemente assieme, così insoliti o fuori dagli schemi.

Terzo atto di un discorso organico sul rapporto di coppia, Love termina la sua emozionante corsa dando spago alle diversità ‘nevralgiche’, al superamento delle dipendenze, così come ad una riflessione, mai scontata, sui sentimenti contraddittori all’interno di un percorso relazionale sì ragionato ma lontano dal classico concept da rom-comedy.

Allargando, qui più che nelle altre, il focus verso una coralità scoppiettante eppure in prodigioso equilibro, tra ostacoli insormontabili e tonalità più drammatiche, tra pecche comportamentali e una spensieratezza sempre viva, pulsante, dall’evasione irresistibile. Che la frizzante scrittura di Judd Apatow tesse con sapienza, impregnando di fascino e stramberie anagrafiche un mondo esposto – simbioticamente – alle precarietà di questa complessa cornice sociale.

Non resta allora che legarsi alla verve fulminea, da Gillian Jacobs a Paul Rust, il loro connubio imperfetto ma ‘compiuto’ e sorretto con stupefacente robustezza. Un bilanciamento tutt’altro che convenzionale, senza negarsi la cinica ‘quadratura’ di uno spazio a stretto contatto umano, le cui rispettive esistenze si inframezzano nella trama, imparando a convivere l’una con l’altra. Per vincere, entrambi, le sfide dell’oggi e, cosa più importante, quelle del domani. Combattendo insieme, da una parte o dall’altra, in maniera ironica o ribelle, ma sempre dallo stesso lato del ring. Grazie Gillian. Altrettanto Paul.

LOVE

Cast: Gillian Jacobs, Paul Rust

Usa, 2018

Trailer della serie Love su Netflix

Francesco Bruni

Lynchiano di spirito, Malickiano di adozione, mi cimento con la 7 Arte da quando possiedo memoria. Ho collaborato con diverse testate online, esplorando il cinema in tutte le sue forme, prodigandomi nella tecnica audiovisiva come nella scrittura di critica giornalistica. DaDamovie è il mio primo blog cinematografico.
 

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